Il rispetto per l’ambiente in cui è immersa è una delle caratteristiche principali di Cantine Siddùra, vincitrice agli ultimi Italy Food Awards
«L’azienda è entrata in punti di piedi nel territorio di Siddùra, al quale peraltro ha scelto di dedicare il suo nome. E già questo testimonia il rapporto che ci lega all’ambiente in cui siamo immersi. I vigneti li abbiamo realizzati nelle poche aree libere da boschi di querce da sughero, sfruttando le pendenze del terreno, senza modificare l’ecosistema. Questo è l’approccio che ci contraddistingue: ci siamo adattati noi alla terra che ci ha accolto». A Siddùra, nelle vallate vicino al pittoresco paesino medioevale di Luogosanto, nel cuore della Gallura, c’è un piccolo gioiello di Sardegna: sono le Cantine Siddùra, realtà vitivinicola vincitrice sia agli ultimi Italy Food Awards che ai recentissimi Sardinia Food Awards. L’azienda si è inserita perfettamente nel territorio che la circonda, adottando una precisa strategia, basata sul rispetto dell’ambiente e al contempo sullo sfruttamento – nel senso positivo del termine – delle potenzialità dell’ecosistema.
«Ci troviamo in una bellissima vallata al centro della Gallura e che può vantare climi temperati dati dal Monte Limbara – racconta Mattia Piludu, direttore tecnico di Cantine Siddùra – L’altitudine sopra il livello del mare ci permette di avere terreni più freschi. La presenza della brezza marina che viene dal versante opposto crea un insieme di combinazioni che rende il nostro prodotto praticamente unico. La convivenza con Luogosanto è assolutamente sinergica e caratterizzata dal rispetto del territorio che ci ha accolto». Il che si traduce ad esempio nella spinta verso l’ecosostenibilità. «Non abbiamo mai badato a spese quando c’era da fare degli investimenti sia in campo che in cantina. Guardiamo ai prossimi 20 anni provando a capire quali possano essere le novità tecnologiche utili ad avere un’agricoltura più ecosostenibile possibile, con un risparmio delle energie e un contingentamento delle acque. Ad esempio, irrighiamo solo quando è necessario, senza sprecare acqua, usando la giusta quantità». In questo senso, il caso più eclatante è quello del sistema di irrigazione, ideato in Israele, ribattezzato “Le piante che parlano”. Si tratta di un vero e proprio sistema meteorologico che monitorizza il microclima interno all’azienda e fa un’analisi quotidiana e mensile della piovosità, temperatura e umidità tra i filari dei vigneti. Dei sensori con microchip collegati direttamente alla pianta e al suolo inviano le informazioni microclimatiche a un computer o a uno smartphone dove l’agronomo può controllare i dati, e avere la possibilità di intervenire in tempo reale in base alle condizioni ambientali e alle necessità delle viti. Questo sistema ha consentito a Siddùra di raggiungere miglioramenti qualitativi enormi delle sue produzioni, oltre che di risparmiare notevoli quantità di risorse idriche e di prevenire con risultati invidiabili l’insorgenza di malattie sui vitigni.
«In cantina abbiamo lo stesso approccio: utilizziamo poca chimica, ma molte tecniche enologiche il più rispettose possibili della materia prima (stabilizzazioni a freddo e decantazioni statiche, nda). E anche per il packaging scegliamo materiali sostenibili». Come per ogni sardo che si rispetti, anche per chi dirige Cantine Siddùra l’amore per la propria terra viene al primo posto. Un valore questo particolarmente apprezzato dal team di Italy Food Awards e che ha contribuito, oltre alla qualità del vino proposto alla giuria di esperti, al trionfo nell’ultima manifestazione. «Il progetto imprenditoriale – continua Piludu – prevede la diffusione della Sardegna in ogni suo aspetto. Questa dove ci troviamo è la terra del Vermentino e infatti produciamo il Vermentino di Gallura DOCG. Ma per far assaggiare tutti i sapori della nostra splendida Isola e per avere un’offerta che fosse identificativa di tutta la Regione, siamo andati a prendere il Carignano del Sulcis, quindi dalla parte opposta rispetto a dove la nostra azienda è ubicata e coltiviamo altre varietà che sono diffuse in ogni parte dell’Isola. Il nostro obiettivo è quello di portare nel mondo la bellezza e la caratteristica dell’attività vitivinicola regionale». E un aiuto in quest’ottica la può dare la vittoria agli Italy Food Awards. «Ne sono certo. E’ stato un successo fondamentale, visto che parliamo di un premio di prestigio che valorizza il nostro lavoro e che ci invoglia ad essere sempre più performanti».
LA STORIA DI CANTINE SIDDURA
Cantine Siddùra si trova nei pressi di Luogosanto, cittadina medievale di circa 2000 abitanti, nel cuore della Gallura, dove la cultura nobile del vino è antica quanto la storia dei popoli che hanno abitato questa terra nel corso dei secoli. L’azienda, che ha superficie complessiva di 200 ettari, di cui 40/45 a vigneto, è nata nel 2008 dalla passione per l’Isola dell’impresario tedesco Nathan Gottesdiener. «Quando è arrivato a Siddùra, il signor Gottesdiener ha visto un vecchio vigneto di Vermentino e ha creduto nel suo potenziale, decidendo di acquistare un pezzo di terreno dove coltivare la vite». Nel 2011 è stata prodotta la prima bottiglia di vino, il Maia, un Vermentino, il cui nome in gallurese significa “magia”. «Abbiamo una linea di prodotti – conclude Piludu – che vede le tre varietà più rappresentative della Sardegna, ossia Vermentino, Carignano e Cannonau, declinate in altrettanti stili di vinificazione così che possano trovare il consenso del più ampio pubblico possibile. Per quanto concerne la produzione, si attesta attorno alle 300mila bottiglie».
Onesto praticante e attento osservatore del mondo della pallacanestro, è laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Bologna. Giornalista pubblicista dall’aprile 2019, collabora con Bisenziosette, Quotidiano Nazionale e Nazione. Redattore di Pistoia Sport.